L’Italia paese di avvocati e processi lumaca

La Collega Eve Mongin, avvocato francese iscritta all’albo di Perugia, ha pubblicato sul suo blog un articolo che, sebbene un po’ datato, riflette alla perfezione lo stato della giustizia civile italiana: prassi che per noi sono totalmente ordinarie (purtroppo) non fanno certo una bella impressione ai nostri cugini d’oltralpe.

Ne consiglio a tutti la lettura: http://andiamo.blogs.liberation.fr/mongin/2009/03/litalie-un-pays.html

Recentemente ho avuto modo di vedere di riflesso come funziona la giustizia civile in Belgio, dove due gradi di giudizio si sono conclusi in circa ventiquattro mesi ed hanno prodotto una sentenza che, in quattro facciate a doppia interlina, contiene tutto quello che ci dovrebbe essere, senza particolari voli pindarici. Uno scenario ben diverso a quello a cui siamo purtroppo abituati.

Periodicamente la stampa e la politica richiamano l’attenzione del pubblico sulle condizioni del processo penale, ma poco o nulla si dice circa le condizioni della giustizia civile italiana i cui mali, perloppiù, vengono attribuiti al ceto forense, reo di essere composti da azzeccagarbugli che si ispirano alla nota massima «causa che pende, causa che rende».

Nulla si dice sulla difficoltà di relazionarsi con magistrati che in molti casi sembrano arrivati da Marte; con cancellerie inefficienti sia per la mancanza di personale che per la mancanza di voglia di lavorare di molti; con gli ufficiali giudiziari…

A quanto una vera, radicale, globale riforma della giustizia italiana?

L’Italia paese di avvocati e processi lumaca

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