Il governo truffa i cittadini: abolita la Tariffa Professionale Forense

Sulla Gazzetta Ufficiale n° 19 del 24 gennaio 2012 è stato pubblicato il Decreto Legge 1/2012 recante “Disposizioni urgenti per la concorrenza, lo sviluppo delle infrastrutture e la competitività” che attua la c.d. «fase 2» delle misure anticrisi proposte dal Governo Monti.

Il titolo I rubricato «CONCORRENZA», al capo III «Servizi Professionali», all’art. 9 testualmente dispone:

1. Sono abrogate le tariffe delle professioni regolamentate nel sistema ordinistico.

2. Ferma restando l’abrogazione di cui al comma 1, nel caso di liquidazione da parte di un organo giurisdizionale, il compenso del professionista e’ determinato con riferimento a parametri stabiliti con decreto del ministro vigilante. Con decreto del Ministro della Giustizia di concerto con il Ministro dell’Economia e delle Finanze sono anche stabiliti i parametri per oneri e contribuzioni alle casse professionale e agli archivi precedentemente basati sulle tariffe. L’utilizzazione dei parametri nei contratti individuali tra professionisti e consumatori o microimprese da’ luogo alla nullita’ della clausola relativa alla determinazione del compenso ai sensi dell’articolo 36 del decreto legislativo 6 settembre 2005, n. 206.

3. Il compenso per le prestazioni professionali e’ pattuito al momento del conferimento dell’incarico professionale. Il professionista deve rendere noto al cliente il grado di complessita’ dell’incarico, fornendo tutte le informazioni utili circa gli oneri ipotizzabili dal momento del conferimento alla conclusione dell’incarico e deve altresi’ indicare i dati della polizza assicurativa per i danni provocati nell’esercizio dell’attivita’ professionale. In ogni caso la misura del compenso, previamente resa nota al cliente anche in forma scritta se da questi richiesta, deve essere adeguata all’importanza dell’opera e va pattuita indicando per le singole prestazioni tutte le voci di costo, comprensive di spese, oneri e contributi. L’inottemperanza di quanto disposto nel presente comma costituisce illecito disciplinare del professionista.

4. Sono abrogate le disposizioni vigenti che per la determinazione del compenso del professionista, rinviano alle tariffe di cui al comma 1.

5. La durata del tirocinio previsto per l’accesso alle professioni regolamentate non potra’ essere superiore a diciotto mesi e per i primi sei mesi, potra’ essere svolto, in presenza di un’apposita convenzione quadro stipulata tra i consigli nazionali degli ordini e il ministro dell’istruzione, universita’ e ricerca, in concomitanza col corso di studio per il conseguimento della laurea di primo livello o della laurea magistrale o specialistica. Analoghe convenzioni possono essere stipulate tra i Consigli nazionali degli ordini e il Ministro per la pubblica amministrazione e l’innovazione tecnologica per lo svolgimento del tirocinio presso pubbliche amministrazioni, all’esito del corso di laurea. Le disposizioni del presente comma non si applicano alle professioni sanitarie per le quali resta confermata la normativa vigente.

6. All’articolo 3, comma 5, del decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 settembre 2011, n. 148, sono apportate le seguenti modificazioni: a) alla lettera c), il secondo, terzo e quarto periodo sono soppressi; b) la lettera d) e’ soppressa.

7. Dall’attuazione del presente articolo non devono derivare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.

Capito?

Per aumentare la concorrenza e rilanciare l’economia, il Governo del Prof. Monti, con il beneplacito del Ministro della Giustizia Avv. Prof. Paola Severino Di Benedetto ha pensato bene di abolire la tariffa professionale degli avvocati: ma a farne le spese saranno tutti i cittadini, e vi spiego perché.

1. Cosa dice il decreto

Dal 24 gennaio gli avvocati e patrocinatori legali per determinare il «valore economico» delle loro prestazioni professionali non saranno più tenuti a seguire la Tariffa Professionale Forense ma dovranno attenersi ad un precedente accordo ad hoc stipulato con il cliente in sede di conferimento del mandato professionale. I giudici, dal canto loro, per liquidare le spese di giustizia dovranno seguire una tabella (ora chiamata «parametri») che prima o poi il Ministro della Giustizia si degnerà di emanare: speriamo non perda tempo!

Gli avvocati sono avvertiti: inutile fare i furbetti e pattuire con il cliente l’applicazione dei «parametri» ministeriali, perché la clausola sarebbe nulla… con quali conseguenze faccio fatica e dirlo, e forse non lo sa neppure il Ministro.

Unica clausola giusta: il cliente deve essere informato sull’esistenza della polizza professionale stipulata dall’avvocato e dei relativi massimali. Bellissima idea, in teoria, ma in pratica chi garantisce che l’avvocato quella polizza l’abbia davvero? Probabilmente in un vicino futuro verrà introdotto un «contrassegno elettronico di assicurazione professionale» come quello che il medesimo decreto legge prevede per i veicoli: l’avvocato se lo farà applicare sotto pelle o lo appenderà in studio sotto il diploma di laurea.

 

2. Tre grossi problemi: il Ministro fa le pentole senza i coperchi

A parte la scarsa qualità linguistica delle norme sopra riprodotte, lo strumento normativo scelto dal Governo per incidere in modo così significativo sulla materia appare ictu oculi inappropriato ed inopportuno: qui non stiamo parlando dell’abrogazione delle feste patronali, se questo decreto legge non viene convertito nei termini, cosa succede? Già questo è un problema non da poco.

Secondo problema: non si dice se e a quali rapporti professionali si applichi il decreto. L’avvocato deve subito convocare tutti i propri clienti per stipulare il previsto accordo sul compenso anche per pratiche aperte magari da anni?

Terzo problema: debbo notificare un atto di precetto. Con quale criterio determino i diritti e onorari di precetto da chiedere alla controparte? E’ evidente che l’eventuale accordo fra cliente e avvocato non può essere opposto alla controparte. Il criterio, semplicemente, non c’è e quindi delle due l’una: o aspettiamo un nuovo decreto e intanto non notifichiamo più alcun atto di precetto, oppure nel precetto facciamo riserva di chiedere in separata sede le relative spese legali, specificando che ciò è reso necessario dal brillante decreto del Governo Monti. Quindi faremo un primo precetto per capitale e interessi (e compensi legali eventualmente liquidati nel titolo), poi ne notificheremo in futuro un secondo, quantificando le spese legali di entrambi i precetti. Capito? Il debitore in questo modo dovrà pagare due precetti, alla faccia della lotta alla crisi!!!

 

3. La questione di fondo: i cittadini saranno più tutelati senza la Tariffa Professionale Forense?

Forse per rispondere a questa domanda ci vorrebbe la sfera di cristallo. Personalmente io penso di no. Con un numero di avvocati che –a detta di tutti– è esorbitante rispetto alle effettive necessità, la guerra al ribasso fra i professionisti (specialmente quelli più giovani e con meno clientela) verosimilmente disincentiverà molti avvocati dal compiere quella funzione etica che invece dovrebbero svolgere ogni volta che ricevono un nuovo cliente: dissuaderlo dall’intraprendere liti bagatellari, ispirate a mere «ragioni di principio» ma non sostenute dalle ragioni del diritto, con la logica conseguenza di aumentare ulteriormente il contenzioso civile che affligge le nostre corti, oberate da una mole di procedimento rispetto alla quale l’organico attuale (sia dei giudicanti, sia del personale amministrativo) è già molto insufficiente.

A questo problema un governante ottuso probabilmente reagirà come già fatto in passato: aumentando a dismisura i costi vivi della giustizia, sia quella di stato, sia quella «privata» degli organismi di media-conciliazione, le cui tariffe (queste sì, poco ispirate ai principi della concorrenza) appaiono un forte dinsincentivo, ciò che però finisce per ledere il principio costituzionale che riconosce al cittadino il diritto di agire per la tutela delle proprie ragioni. Del resto questa via il Governo Monti l’ha già avviata, e la prosegue allegramente con il medesimo Decreto Legge qui commentato che, nell’introdurre sezioni specializzate in materia societaria, ha disposto la quadruplicazione dei contributi unificati!

Vi è poi un ulteriore aspetto non secondario. Più è basso il compenso pattuito, minore è il grado di diligenza, prudenza e perizia che pare lecito aspettarsi dal professionista. Come a dire: mi paghi 25 euro per una comparsa di costituzione, non puoi aspettarti che la depositi nei termini…

Concludendo, il decreto legge 1/2012 è –parafrasando il giudizio cinematografico del rag. Fantozzi su «La corazzata Potëmkin»– una c…ta pazzesca, che lede il decoro della professione forense, aggrava i problemi di una categoria professionale in forte crisi, danneggia i cittadini.

 

Il governo truffa i cittadini: abolita la Tariffa Professionale Forense

4 thoughts on “Il governo truffa i cittadini: abolita la Tariffa Professionale Forense

  • 30 gennaio 2012 at 17:17
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    Io mi chiedo, ma il ministro ha mai esercitato la professione?

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  • Pingback: Preventivi,tariffe e precetto | Ordine Avvocati Agrigento

  • 1 febbraio 2012 at 11:21
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    Ora ho veramente paura: lo abbiamo spiegato milioni di volte ma non hanno capito. I max e i min. tariffari forensi servono 1) al cittadino che può denunciare l’avvocato che “sfora” il max. o concordare con l’avv. l’applicazione del min. (per particolari motivi morali l’avv. può anche decidere di lavorare gratis,ma non vi deve essere costretto)- 2) al giovane avvocato che si vedrà costretto ad accettare incarichi e collaborazioni a titolo gratuito in cambio della sola ‘visibilità’ e a ‘futura memoria’e non potrà pretendere almeno il min. da chi si diverte a sfruttarlo o lo usa.L’avv è un lavoratore, può avere qualche diritto anche lui?

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  • 24 marzo 2012 at 14:41
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    Il Governo ha creato soltanto pasticci e danni incalcolabili agli avvocati! Purtuttavia non se ne rende nemmeno conto!!!
    Una stretta morsa danneggia l’Avvocatura: l’assurda ed incostituzionale mediaconciliazione, la paventata soppressione dei Tribunali cosiddetti minori e l’insensata abrogazione delle tariffe professionali nonché la farsa degli esami di abilitazione (tutti i candidati copiano brillanti pareri, quasi tutti non saranno ammessi!).

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